Dieta a eliminazione per depurarsi e sgonfiare la pancia


La dieta a eliminazione è un approccio all’alimentazione che può rivelarsi molto utile per identificare casi di intolleranze, sensibilità o allergie a determinati cibi. Lo schema, valido alleato quando si tratta di alleviare sintomi come il gonfiore addominale o la costipazione, è molto semplice e si basa sul fatto di eliminare quegli alimenti che si sospetta che il corpo abbia difficoltà a tollerare.
Successivamente, si procede alla loro progressiva reintroduzione e all’attenzione specifica ai sintomi che si palesano a seguito dell’assunzione. La dieta a eliminazione, caratterizzata da una durata compresa tra le 5 e le 6 settimane, viene spesso impiegata per migliorare la qualità di vita di persone che soffrono di intestino irritabile, intolleranze o allergie alimentari.
Fondamentale è specificare che esistono diverse tipologie di diete a eliminazione (p.e. la FODMAP). Altrettanto importante è fare presente che, se si ha un’allergia nota o un sospetto più che concreto, è cruciale concentrarsi su un percorso specifico e portarlo avanti sotto stretta supervisione del proprio dietologo di fiducia.
Detto questo, passiamo ad analizzare passo passo lo schema della dieta. Come poco fa accennato, si parte con la fase di eliminazione vera e propria, che si protrae per 2/3 settimane. Tra i cibi che, a seconda della situazione, si procede a eliminare rientrano la soia e i suoi derivati, i latticini, la frutta a guscio, i frutti di mare, gli alimenti caratterizzati dalla presenza di glutine (abbiamo citato solo alcuni dei numerosi esempi che si possono chiamare in causa). Questa fase è chiaramente molto importante, in quanto permette di capire se i sintomi fastidiosi sono dovuti all’alimento rimosso o ad altri fattori.
Una volta archiviata la prima fase arriva il momento di procedere alla progressiva reintroduzione dei cibi eliminati. Un consiglio da seguire prevede il fatto di procedere al reintegro introducendo singolarmente ogni singolo gruppo alimentare, facendo attenzione all’insorgenza di sintomi come le eruzioni cutanee, il già citato gonfiore addominale e i problemi intestinali (giusto per citarne alcuni).
Tornando un attimo alle caratteristiche della fase di eliminazione, è opportuno soffermarsi sul fatto che, più cibi si rimuovono, più è probabile raggiungere il proprio obiettivo. Ciò implica, per esempio, procedere all’eliminazione temporanea degli agrumi, dei legumi e degli alimenti ricchi di amido. Quando si segue una dieta di eliminazione è opportuno porre attenzione anche alla qualità dei grassi che si portano in tavola, cercando di evitare il burro e la margarina. Da non dimenticare è pure l’importanza di evitare l’assunzione di zucchero, miele e sciroppo d’acero.
Per quel che concerne invece i cibi che si possono assumere, bisogna includere la maggior parte dei frutti (fatta eccezione per gli agrumi), le tisane, le bevande sostitutive del latte vaccino (p.e. il latte di cocco), la carne di tacchino e di agnello, la selvaggina e i pesci come il salmone.
La scienza si è più volte soffermata sui benefici della dieta a eliminazione. Tra i tanti studi effettuati è possibile evidenziare un lavoro di ricerca del 2006, condotto da un’equipe attiva presso la University of Kansas (USA). Gli esperti in questione hanno arruolato 20 individui di ambo i sessi e con diagnosi di sindrome da intestino irritabile, condizione che può causare anche gonfiore addominale. I pazienti appena citati, sui quali non erano risultate efficaci le terapie standard, sottoposti a una dieta di eliminazione hanno palesato dei miglioramenti significativi relativi ad alcuni sintomi dell’IBS.
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