Regione vara il "federalismo idroelettrico

Con un emendamento al collegato di sessione la Regione Lombardia è la prima a prospettare le nuove norme per le grandi derivazioni idriche, cioè per la fonte di energia rinnovabile più importante del nostro territorio.
Scadono il 31 dicembre di quest'anno le concessioni statali e, in base alle nuove norme nazionali, tocca alle Regioni provvedere a garantire il futuro del sistema. Nel frattempo, nell'anno in corso, è maturato il "federalismo demaniale" (d.lgs 85/2010), che ha trasformato completamente il ruolo della Regione: da semplice soggetto incaricato dallo Stato di provvedere ai nuovi affidamenti, ad Ente proprietario dei beni idrici, delle opere e degli impianti idroelettrici demaniali, con la possibilità di definire obiettivi ed affermare regole sue, pur nei limiti concessi dalle norme nazionali e dalle direttive comunitarie.Stanti queste due premesse, il progetto regionale sulle grandi derivazioni apre la partecipazione al bene idroelettrico a tutto il territorio coinvolto: alle Province, ai Comuni, alla popolazione che lo ospita; e sono condivise le ricadute positive, sia nella gestione del patrimonio "fiume" e dell'ambiente sia nei ritorni economici."La legge - spiega il presidente Roberto Formigoni - contiene scelte regionali fortemente sussidiarie, favorevoli agli enti locali più piccoli, con la sottolineatura del ruolo che questi ultimi possono avere nel compartecipare ad un processo produttivo importante e nell'amministrazione di un bene pubblico, l'acqua, che è inalienabile e strategico"."La legge regionale - aggiunge l'assessore all'Ambiente Marcello Raimondi - nel rispetto degli obiettivi dell'Unione Europea, promuove l'uso delle fonti rinnovabili mediante una gestione più accorta del sistema delle acque, attuando il "federalismo demaniale" ed i principi, nei suoi rapporti concreti con il territorio, della solidarietà e della sussidiarietà".
In sostanza, la Regione - nuova proprietaria dallo scadere di ciascuna concessione - avvia, nel rispetto delle norme nazionali, le procedure ad evidenza pubblica necessarie per i nuovi affidamenti concessori, costituendo nel contempo le "società patrimoniali" interamente ed esclusivamente pubbliche, cui affidare la proprietà demaniale acquisita. Le "patrimoniali" vedranno la presenza degli enti locali, per almeno il 30 per cento delle quote, senza oneri di ingresso a carico di questi ultimi. Nel caso di forte concentrazione di impianti (oltre 100 MW installati) le "patrimoniali" saranno dedicate al territorio della singola Provincia.L'affidamento dell'esercizio industriale della produzione idroelettrica, rispetto al quale una legge regionale nulla può aggiungere o modificare rispetto alle norme nazionali vigenti (si è infatti nel campo della competenza statale esclusiva), può avvenire con varie modalità:- procedura competitiva ad evidenza pubblica condotta dalla Regione o dalla "società patrimoniale" di riferimento;- affidamento diretto a società a partecipazione mista pubblico-privata, se soddisfatti i requisiti delle vigenti norme nazionali e direttive comunitarie; questo secondo criterio diviene prioritario nel caso il territorio sotteso sia montano per più della metà della sua superficie e nel caso la Provincia sia presente nella compagine societaria (sempre, se in presenza dei requisiti di legge).La legge regionale attiva, in forma esplicita, la norma di "cedevolezza" presente nella 122/2010, in base a cui prevalgono le norme regionali sulle statali, per gli aspetti difformi ma riconducibili alla competenza delle Regioni.
SCHEDA - Nel territorio lombardo vi sono oltre trecento impianti per la produzione di energia elettrica da turbine azionate dalla corrente dei nostri fiumi, spesso imbrigliati nei bacini di grandi dighe o in altri casi liberamente fluenti.I grandi bacini artificiali dei fiumi, che fanno della Lombardia la prima utilizzatrice italiana di questa fonte energetica rinnovabile, sono concentrati nelle province più montuose delle Prealpi ed Alpi lombarde; si tratta di impianti che condizionano fortemente l'uso del prezioso fondovalle, che regolano la vita dei fiumi e di chi ne utilizza le acque per l'agricoltura, l'energia, la pesca, lo sport, l'attrazione del turismo e le mille attività che il fiume, da sempre, attira e consente.La capacità di immagazzinare le acque da parte dei bacini montani ha indubbio valore strategico: l'approvvigionamento idrico, il raffreddamento delle grandi centrali termoelettriche di pianura e l'irrigazione dei campi dipendono molto da questi, oltre che dai nostri straordinari laghi naturali.I grandi impianti idroelettrici, specie quando associati agli invasi, non rappresentano solo elementi costitutivi del paesaggio ma sono parte integrante del sistema produttivo e punti fermi nell'uso del territorio, con un impatto che ha pochi rivali tra le molte infrastrutture possibili nel territorio.
(Lombardia Notizie Ln - Milano))

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