Smog. "Lodo Formigoni" per evitare la multa Ue all'Italia
Il Presidente Roberto Formigoni
"Ci sono ancora due mesi di tempo, il Governo non sprechi quest'ultima possibilità". Parla chiaro il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il giorno dopo l'ultimatum dell'Unione Europea all'Italia per l'assenza di misure strutturali contro l'inquinamento.
"L'Italia paga tre anni di ritardi - spiega Formigoni - per cui chiedo al Governo di accelerare il lavoro del tavolo tecnico già aperto con le Regioni per definire il piano aria su scala nazionale che blocchi l'iniziativa della Commissione europea. Sono tanti i Paesi europei ai quali la Commissione chiede di mettersi in regola, ma l'Italia può e deve essere virtuosa".
Bruxelles chiede all'Italia di mettersi in regola e ha mandato un ultimo avvertimento prima di comminare pesanti sanzioni per la mancanza di una strategia efficace nella lotta contro l'inquinamento, soprattutto quello legato alle polveri sottili.
LE TAPPE - Nel 2006 Regione Lombardia si è dotata di una legge specifica sulla qualità dell'aria e di un proprio Piano per il territorio regionale. Da quel momento ha sollecitato più volte i diversi Governi che si sono succeduti affinché mettessero mano al dossier su scala nazionale.
"Regione Lombardia - aggiunge Formigoni - si è mossa per tempo e così hanno fatto altre Regioni, per fornire alla Commissione un 'piano di rientro' che riportasse il territorio nei parametri definiti dall'Europa. Gli interventi che andrebbero messi in moto coinvolgono diversi Ministeri e per questo è necessaria una risposta di sistema. Occorre evitare la sanzione e soprattutto restituire a tutti i cittadini italiani un'aria più respirabile, così come sta accadendo in Lombardia dove, proprio grazie agli interventi strutturali messi in campo dalla Regione, registriamo un calo costante degli inquinanti".
Il 29 gennaio 2009 la Commissione aveva inviato all'Italia una lettera di "messa in mora", il 28 settembre 2009 il Commissario europeo Dimas aveva firmato una prima 'decisione' con la quale informava l'Italia che per valutare una deroga serve un impegno a livello nazionale. Il 1° febbraio 2010 la Commissione ha respinto una seconda richiesta di deroga riguardante alcune Regioni del sud. Dopo l'ultimo avvertimento, annunciato ieri, la Commissione ha concesso all'Italia 60 giorni per dimostrare di essere in grado di far rispettare i valori limite per il PM10 a partire dal prossimo anno, grazie all'attuazione di un Piano nazionale connesso i Piani regionali.
LE PROPOSTE - "Le Regioni e Regione Lombardia in particolare - sottolinea Formigoni - hanno già dimostrato di voler fare la loro parte e hanno accumulato in questi anni il know-how necessario per fronteggiare l'inquinamento. La nostra impostazione è chiara: attraverso un mix di incentivi economici e disincentivi all'uso dei mezzi più inquinanti stiamo coinvolgendo i cittadini, responsabilizzandoli, in questa battaglia che è certamente fatta di azioni politiche ma anche di milioni di gesti virtuosi compiuti da ogni singola persona". "Nelle prossime 8 settimane - si augura il presidente - è possibile stendere un documento unitario che prenda spunto dalle proposte che abbiamo già formulato al Ministero dell' Ambiente".
Le Regioni propongono al Governo nazionale di intervenire - con una propria legge - in tre ambiti: il settore produttivo, la mobilità sostenibile e il settore abitativo. Occorre ridurre i limiti delle emissioni industriali, "in Lombardia ci abbiamo messo mano già nel 2000", aggiunge Formigoni, e intervenire sull'inquinamento legato ai liquami dell'agricoltura. Sul fronte della mobilità Regione Lombardia suggerisce di allargare gli incentivi per l'installazione dei filtri antiparticolato, a partire dai mezzi pubblici e da quelli che operano al di fuori della sede stradale (ad esempio le macchine da cantiere).
"Dobbiamo dare vita ad un'azione corale - sostiene Formigoni - altrimenti gli sforzi che una Regione compie per far circolare veicoli meno inquinanti sul proprio territorio vengono vanificati dai mezzi che provengono dalle Regioni vicine o da altri Paesi". Sul versante degli edifici, il Piano Aria nazionale dovrebbe insistere sull'analisi energetica- a partire da quelli pubblici - e sulle misure di risparmio in edilizia, così come sarebbe necessario estendere il controllo sulla combustione della legna e delle biomasse.
IL LIVELLO EUROPEO - Il ritardo del Governo e l'assenza di un Piano nazionale mortifica l'iniziativa delle Regioni. Ma un cambio di passo dovrebbe coinvolgere la stessa Unione Europea: "Grazie agli interventi strutturali - conclude Formigoni - e ad un impegno che dura da oltre un decennio, la Lombardia è una delle Regioni a minori emissioni specifiche di inquinanti pro capite e pro PIL. Di fronte ad un problema che coinvolge la quasi totalità degli Stati membri, la Commissione non può limitarsi a imporre limiti per poi distribuire sanzioni se questi limiti non vengono rispettati. L'Unione Europea deve esercitare il proprio ruolo politico e governare il sistema, prendendo spunto dalle esperienze più virtuose ma anche mettendo mano ai propri fondi per finanziare un modello europeo di sostenibilità ambientale. Si creerebbero anche nuovi posti di lavoro: migliorare la qualità dell'aria si può, e in Lombardia lo abbiamo dimostrato. Ma non c'è altro tempo da perdere".
(Lombardia Notizie - Ln - Milano - 7 maggio 2010)
"Ci sono ancora due mesi di tempo, il Governo non sprechi quest'ultima possibilità". Parla chiaro il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il giorno dopo l'ultimatum dell'Unione Europea all'Italia per l'assenza di misure strutturali contro l'inquinamento.
"L'Italia paga tre anni di ritardi - spiega Formigoni - per cui chiedo al Governo di accelerare il lavoro del tavolo tecnico già aperto con le Regioni per definire il piano aria su scala nazionale che blocchi l'iniziativa della Commissione europea. Sono tanti i Paesi europei ai quali la Commissione chiede di mettersi in regola, ma l'Italia può e deve essere virtuosa".
Bruxelles chiede all'Italia di mettersi in regola e ha mandato un ultimo avvertimento prima di comminare pesanti sanzioni per la mancanza di una strategia efficace nella lotta contro l'inquinamento, soprattutto quello legato alle polveri sottili.
LE TAPPE - Nel 2006 Regione Lombardia si è dotata di una legge specifica sulla qualità dell'aria e di un proprio Piano per il territorio regionale. Da quel momento ha sollecitato più volte i diversi Governi che si sono succeduti affinché mettessero mano al dossier su scala nazionale.
"Regione Lombardia - aggiunge Formigoni - si è mossa per tempo e così hanno fatto altre Regioni, per fornire alla Commissione un 'piano di rientro' che riportasse il territorio nei parametri definiti dall'Europa. Gli interventi che andrebbero messi in moto coinvolgono diversi Ministeri e per questo è necessaria una risposta di sistema. Occorre evitare la sanzione e soprattutto restituire a tutti i cittadini italiani un'aria più respirabile, così come sta accadendo in Lombardia dove, proprio grazie agli interventi strutturali messi in campo dalla Regione, registriamo un calo costante degli inquinanti".
Il 29 gennaio 2009 la Commissione aveva inviato all'Italia una lettera di "messa in mora", il 28 settembre 2009 il Commissario europeo Dimas aveva firmato una prima 'decisione' con la quale informava l'Italia che per valutare una deroga serve un impegno a livello nazionale. Il 1° febbraio 2010 la Commissione ha respinto una seconda richiesta di deroga riguardante alcune Regioni del sud. Dopo l'ultimo avvertimento, annunciato ieri, la Commissione ha concesso all'Italia 60 giorni per dimostrare di essere in grado di far rispettare i valori limite per il PM10 a partire dal prossimo anno, grazie all'attuazione di un Piano nazionale connesso i Piani regionali.
LE PROPOSTE - "Le Regioni e Regione Lombardia in particolare - sottolinea Formigoni - hanno già dimostrato di voler fare la loro parte e hanno accumulato in questi anni il know-how necessario per fronteggiare l'inquinamento. La nostra impostazione è chiara: attraverso un mix di incentivi economici e disincentivi all'uso dei mezzi più inquinanti stiamo coinvolgendo i cittadini, responsabilizzandoli, in questa battaglia che è certamente fatta di azioni politiche ma anche di milioni di gesti virtuosi compiuti da ogni singola persona". "Nelle prossime 8 settimane - si augura il presidente - è possibile stendere un documento unitario che prenda spunto dalle proposte che abbiamo già formulato al Ministero dell' Ambiente".
Le Regioni propongono al Governo nazionale di intervenire - con una propria legge - in tre ambiti: il settore produttivo, la mobilità sostenibile e il settore abitativo. Occorre ridurre i limiti delle emissioni industriali, "in Lombardia ci abbiamo messo mano già nel 2000", aggiunge Formigoni, e intervenire sull'inquinamento legato ai liquami dell'agricoltura. Sul fronte della mobilità Regione Lombardia suggerisce di allargare gli incentivi per l'installazione dei filtri antiparticolato, a partire dai mezzi pubblici e da quelli che operano al di fuori della sede stradale (ad esempio le macchine da cantiere).
"Dobbiamo dare vita ad un'azione corale - sostiene Formigoni - altrimenti gli sforzi che una Regione compie per far circolare veicoli meno inquinanti sul proprio territorio vengono vanificati dai mezzi che provengono dalle Regioni vicine o da altri Paesi". Sul versante degli edifici, il Piano Aria nazionale dovrebbe insistere sull'analisi energetica- a partire da quelli pubblici - e sulle misure di risparmio in edilizia, così come sarebbe necessario estendere il controllo sulla combustione della legna e delle biomasse.
IL LIVELLO EUROPEO - Il ritardo del Governo e l'assenza di un Piano nazionale mortifica l'iniziativa delle Regioni. Ma un cambio di passo dovrebbe coinvolgere la stessa Unione Europea: "Grazie agli interventi strutturali - conclude Formigoni - e ad un impegno che dura da oltre un decennio, la Lombardia è una delle Regioni a minori emissioni specifiche di inquinanti pro capite e pro PIL. Di fronte ad un problema che coinvolge la quasi totalità degli Stati membri, la Commissione non può limitarsi a imporre limiti per poi distribuire sanzioni se questi limiti non vengono rispettati. L'Unione Europea deve esercitare il proprio ruolo politico e governare il sistema, prendendo spunto dalle esperienze più virtuose ma anche mettendo mano ai propri fondi per finanziare un modello europeo di sostenibilità ambientale. Si creerebbero anche nuovi posti di lavoro: migliorare la qualità dell'aria si può, e in Lombardia lo abbiamo dimostrato. Ma non c'è altro tempo da perdere".
(Lombardia Notizie - Ln - Milano - 7 maggio 2010)
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